Amministrazioni Condominiali - Studio Maresca

Condominio R39

Che cosa è accaduto di così devastante nella palazzina conosciuta come Condominio R39 di via Esposti 12 a Milano, la sera del 22 marzo? Quattro condòmini in coma, una ragazzina di dieci anni con un braccio dilaniato da una lama, un suo coetaneo scomparso, un tossico sospettato di essere la causa del disastro. Per il commissario Enrico Pallino la situazione è a dir poco aggrovigliata, anche perché l’indiziato – Walter Frascati – è figlio del vicequestore e quindi occorre agire con cautela, a mosse felpate.

 

Tranquilli, non si tratta del solito thriller a sorpresa, né tantomeno dell’ennesima versione di un gotico con casa infestata in stile «Amityville». In questo tesissimo, singolare esordio, il trentaduenne biotecnologo di Vimercate Fabio Deotto ci sorprende con uno dei più convincenti romanzi di genere indefinito. Un romanzo è un romanzo, si dirà: ma Condominio R39 appartiene a quella penombra asettica, disturbante, che ha fatto la fortuna di gente come Ballard e Vonnegut – ma citerei anche i nostri Avoledo e Raul Montanari – sulla soglia di contraddizioni esistenziali esemplari che si muovono sul baratro di realtà sempre estreme, o trasversali.

 

Alla resa dei conti, non importa chi sia il colpevole dell’incendio che ha divorato la palazzina, perché nel frattempo l’autore ci ha messo in contatto con un universo privato sconfitto, disastrato, anche solo ambiguo o irrisolto, in cui fluttuano i vari personaggi, con le loro problematiche o le loro fobie spesso devastanti.

Il professor Pierfranco Eugemini, ottantenne paraplegico in seguito a un incidente, cerca la verità sulla vita attraverso lo studio ossessivo della decomposizione. Sarah e Christian sono una giovane coppia delirante, storditi dall’esoterismo e da una ricerca del piacere che va oltre la tensione fisica e sfocia in un sanguinoso lesionismo reciproco. L’ex attrice Marina Vertlinger, promessa teatrale distrutta dall’equivoco di una inesistente appartenenza a un gruppo eversivo, convive con il proprio fallimento e con un bambolotto in cui reincarna il figlioletto affidato al padre. Nicolò Morselli, dieci anni, vive con la madre separata di cui è vittima, deriso dai compagni di scuola, bistrattato dal coetaneo Daniele Genna, che lo surclassa nelle attenzioni da parte di Alice Magni, figlia di un odioso pezzo grosso in odore di malavita.

 

Tutti questi personaggi convergono, per puro caso, verso un disastro annunciato ma incomprensibile ai media e soprattutto al commissario Pallino, che a sua volta nasconde un bel feuilleton nelle pieghe del passato, un errore da cui è uscito indenne ma che ha causato la fine del suo rapporto con l’adorata moglie Beatrice.

 

Messe tutte insieme, queste divagazioni esistenziali diventano un dramma contemporaneo, un simbolo di emarginazione collettiva. Il sospetto, anche, di una disappartenenza sociale nella quale tutti potremmo perderci, se il destino andasse in retromarcia. Ogni personaggio ha il suo romanzo da raccontare, e Deotto è davvero bravo a centellinare le rivelazioni e ad accrescere i sospetti, anche se la resa dei conti è un tragico – quasi accidentale – psicodramma collettivo. Dai problemi pre-adolescenti di Nicolò alle turbe giovanili della coppia di storditi, fino alla dolente senilità del biologo, la vita si riassume in un’appartenenza casuale alla geografia limitata di un’anonima palazzina milanese, dove i dadi hanno stabilito di puntare sulla sconfitta corale. Condominio R39 è un romanzo atipico, singolare in questo momento letterario banalmente seriale, stereotipato e a basso consumo: appartiene all’isola felice delle narrazioni libere e sincere. Ricorda, volendo, anche l’apoteosi del caso di certe storie di Paul Auster, o il sulfureo estro creativo di Paul Torday, uno che è arrivato tardi ma se n’è andato troppo presto. Nessuno citi Stephen King, per favore: Deotto ha un’anima sua, e speriamo che regga, in futuro, le offerte della banalità. Questo, intanto, è un signor romanzo.

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